Luciano si racconta

Potrei iniziare cosi, semplicemente contando 1 2 3 4 5 6 fino al 13 e per ora mi fermo qui. Per qualcuno è il numero che porta sfortuna per altri rappresenta il numero presenti all'ultima cena; per me il 13 è il numero dei neurologi che ho cambiato in 5 anni di parkinson. 
Direi non male, vero? Ma non è finita qui mi sto preparando per incontrare il 14°. Naturalmente alcuni di questi mi hanno detto che sono inaffidabile altri invece han pensato che sono pazzo.

Io penso che son stato guidato da un istinto di conservazione che io chiamo necessità. 
Ho cercato cercato così tanto e ancora sto cercando perché non riesco a convincermi che proprio tutti i neurologi siano così' incompetenti. L'ultimo che mi sta curando è diventato impossibile,noioso e ripete sempre la stessa cosa altro che coazione a ripetere. 
Dove sono i luminari, dov'è la luce e dove mi porterà questa strada così poco e mal illuminata? 
Così da 5 anni tutti i giorni son costretto ad ingoiare tante gocce di veleno dai nomi poco invitanti mirapexin, azilect, zoloft, stalevo. Vi immaginate di chiamare il vostro cane azilect o il mio gatto zoloft? 
Inutile è stato il tentativo di gridare ai primi a cui mi son rivolto di provare anche con un po' di glutatione, sempre no mi hanno detto e poi aumentavano la dose di levodopa. Così dopo qualche mese di malattia già ero a quota 650 mg. di levodopa. 
Ormai quasi sconfitto con in tasca ovunque vada la mia dose quotidiana di veleno -forte, prendo sconsolato farmaci che nascondono la debolezza la fatica di muoversi con le gambe arrugginite e il freno a mano tirato a manetta. 
Ma in fin dei conti perché lamentarsi così tanto, in fondo ho avuto una vita fortunata la natura mi aveva donato un corpo bello, forte e anche sano, ma poi che cosa è successo, ho fatto qualche sgarbo a madre natura che mi ha così punito? Lontano da me qualsiasi senso di colpa e di colpevolezza: mai sentirsi responsabile del cielo e della pioggia, mai sentirsi responsabile della propria sventura. 
Nella buia notte i miei occhi stanchi dimenticano la sventura e corrono pieni di gioia ad incontrare la vita, forse la vita commossa da tanto ardire mi prende per mano e mi porta lontano per farmi incontrare con la saggezza, e farmi scappare dalle paure più ingenue. 
Così ora prima dell'alba, d'estate quando il sonno è ancora tiepido ed invadente, non ricordo la sera passata, non sento il bisogno di alzarmi e il mattino è ancora lontano. Ma poi con l'inverno alle porte si apre la stagione delle troppe comodità, dove gli impeti del corpo e i richiami selvaggi dell'estate si stemperano nel caldo stordente di un appartamento. Ho cercato di acquisire nuovi poteri praticando lo yoga e il pranayama, ma con l'inverno alle porte dovrò seppellire ogni speranza di poteri sovrannaturali. 
Così son qui come un palo infisso nella terra con il pesante fardello da tener sollevato. Son stato ingannato da troppe facili speranze e ora un po' preoccupato guardo più in là quando la fatica e l'inganno si faranno sentire ancor più forti, quando gli antidoti ai veleni non avranno più gioco, allora a chi mi rivolgerò, dove troverò l'aiuto che non sia il parere di un ciarlatano? 
Ora sono ancora alla vigilia di tempi più duri, accolgo tutti gli aiuti generosi e sinceri e quando arriverà il giorno, protetto da tanta pazienza entrerò con coraggio nella nuova realtà. Non so se i non addetti ai lavori capiranno ciò che ho scritto ma sicuramente i compagni di viaggio capiranno. Ho scritto in questa forma piena di immaginazione perché non posso e non so far altro. 
Se invece qualcuno ha bisogno di informazioni e pareri più specifici può scrivermi alla mia mail. Ringrazio per l'occasione che mi ha permesso di esprimermi tanti saluti.

Luciano

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