La terapia di stimolazione cerebrale profonda
La stimolazione cerebrale profonda (DBS) è una terapia reversibile che prevede l’inserimento chirurgico di un sottile elettrocatetere isolato all’interno del cervello (nella maggior parte dei casi in un’area chiamata nucleo subtalamico), che viene poi collegato tramite un’estensione a un piccolo dispositivo chiamato neurostimolatore (simile a un pacemaker), di solito impiantato sotto la cute nella zona toracica o addominale.
Il sistema è completamente impiantabile e gli elettrocateteri e il neurostimolatore sono praticamente invisibili sotto i vestiti. Quando è acceso, il neurostimolatore genera impulsi elettrici che vengono inviati al cervello, per interrompere o ridurre i segnali elettrici che causano i sintomi della malattia di Parkinson. Un programmatore consente al paziente di regolare gli impulsi. Occorre continuare ad assumere i farmaci per la malattia di Parkinson, ma in certi casi è possibile ridurne sensibilmente le dosi.
La terapia DBS è più efficace in pazienti di età non superiore a 70–75 anni. Quando i farmaci non consentono più di tenere sotto controllo i sintomi della malattia di Parkinson (ad es. il tremore, un sintomo che risponde particolarmente bene alla terapia DBS) oppure inducono preoccupanti effetti collaterali, il paziente può essere ritenuto idoneo a questa procedura, anche se la malattia è ancora in fase iniziale.
Terapia di stimolazione cerebrale profonda (DBS)
60 anni fa, negli anni cinquanta del secolo scorso, veniva inventato il primo pacemaker. Quarant’anni dopo, applicando la tecnologia dei pacemaker ai disturbi
neurologici, veniva sviluppata in Francia la tecnologia di stimolazione cerebrale profonda. Da allora, la tecnica chirurgica è notevolmente migliorata e in tutto il
mondo più di 75.000 pazienti hanno scelto di ricorrere a questa terapia.
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